Un altro record: la capsula cinese è rientrata con i campioni del lato nascosto della Luna (2024)

Il nuovo record spaziale cinese non è tardato ad arrivare. Era previsto per oggi, 25 giugno. E oggi, con precisione cronometrica, la capsula di rientro della sonda spaziale Chang’è 6, sesto veicolo spaziale automatico della serie che prende il nome mitologico della Dea della Luna, è atterrata a Siziwang Banner, in un’area semidesertica della Mongolia interna. Ed è l’ennesimo record che l’agenzia spaziale di Pechino raggiunge, dopo che nel 2018 la sonda Chang’è 4 era stata la prima ad atterrare nel lato nascosto della Luna. Con questa missione, ha riportato sulla Terra poco più di due chili di campioni, presi da quel lato della Luna dove sinora non erano mai discese sonde di nessun’altra nazione, Stati Uniti e Russia comprese.

Cina, torna sulla terra la capsula della sonda Chang'e 6 con i frammenti del lato oscuro della Luna

Un altro record: la capsula cinese è rientrata con i campioni del lato nascosto della Luna (1)

Il lato nascosto (a noi), e un luogo privo di interferenze radio
Quella parte di Luna, è anche nota come «oscura», e quindi non illuminata, soprattutto sulla scia del grande successo del brano «The darkside of the Moon» dei Pink Floyd.

In realtà è anch’essa illuminata dal Sole, ed è corretto definirlo «lato nascosto» perché nella sua rotazione attorno alla Terra, la Luna ci rivolge sempre la stessa faccia. Quindi, per molto tempo, quel lato oscuro è stato avvolto da mistero. Poi, sia le prime sonde automatiche, sia gli scatti degli astronauti dell’Apollo, ci hanno rivelato una metà di Luna maggiormente butterata di crateri e con caratteristiche diverse. Non è possibile comunicare con quel lato della Luna: le onde radio non passano. Sono celebri le comunicazioni che si interrompevano di continuo con gli astronauti Apollo quando passavano dietro la faccia visibile. E la sonda cinese ha potuto comunicare grazie ad un satellite , chiamato Quequio, che posto in un punto preciso dell’orbita lunare, ne cattura i segnali dal lato nascosto, e li smista verso la Terra. Essendo nascosta dal lato della Terra, e dato che non subisce interferenze radio, è il motivo per cui, da decenni, il sogno di molti radioastronomi è di costruire un radiotelescopio su quel lato, proprio perché privo di quelle interferenze che, ad esempio, nella ricerca (e speranza) di ricevere segnali da civiltà aliene, molto spesso ingannano gli scienziati, e ne spengono subito le speranze. Ma soprattutto, è un modo per fare ricerca astronomica e cosmologica in modo appunto «pulito», senza interferenze.

La Cina, con il suo ambizioso programma lunare, punta proprio a collocare uno strumento astronomico sul lato nascosto. E nel frattempo regala al mondo i primi campioni di quella metà del globo selenico.

Valente, ASI: «Un successo per tutti»

«Il rientro della sonda Chang’e 6 è un successo per tutti. Aver riportato a terra oltre due chilogrammi di rocce e suolo lunare proveniente dal lato a noi nascosto della Luna avrà un importante impatto sugli studi lunari e ci permetterà di fare dei passi avanti per la comprensione della evoluzione del nostro satellite naturale».

E’ il commento di Teodoro Valente, Presidente dell’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana, subito dopo l’atterraggio della Chang’è 6: «Il materiale giunto a Terra è prezioso e di notevole importanza per gli studi anche sui prossimi passi legati al ritorno umano sulla Luna. In particolare, lo studio della raccolta di regolite, cioè il terreno lunare,sarà fondamentale per confermare la composizione ed il possibile impiego di questo tanto diffuso materiale sulla superficie lunare. L’ASI, in collaborazione con il Politecnico di Milano sta sviluppando il progetto Oracle, destinato proprio allo studio dell’utilizzazione della regolite. L’obiettivo primario è quello di dimostrare la possibilità di estrarre ossigeno da questo materiale».

«In collaborazione con l’Università degli Studi di Padova, invece, è il progetto Glams (Geopolimeri per Additive Manufacturing e Monitoraggio Lunare), le cui finalità riguardano la possibile realizzazione di elementi strutturali per la costruzione di basi lunari, con processi di stampa tridimensionali che sfruttano leganti cementizi formulati a partire dalla regolite – aggiunge Valente -. Questi studi sono uno dei tanti risvolti applicativi delle attività l’ASI legate al coinvolgimento dell’Italia nel ritorno sulla Luna. L’uso di materie “prime” in situ rappresenta, infatti, una capacità chiave delle future missioni di esplorazione spaziale».

Una missione perfetta
La Chang’è 6 era stata lanciata il 3 maggio dal poligono di Juquan. Dopo un lancio perfetto, aveva raggiunto l’orbita lunare ed è allunata con successo il 2 giugno. L’ultima fase della discesa sul suolo lunare era stata effettuata a motore spento, con atterraggio ammortizzato dalle “zampe” del modulo di allunaggio. Anche con l’obiettivo di non danneggiare l’area di allunaggio, la stessa quindi dove sono stati poi raccolti i preziosi campioni riportati oggi sulla Terra, recuperati con il supporto di un braccio meccanico. Era scesa nella zona del cratere Apollo, che si trova nel bacino Polo Sud-Aitken, dal diametro di circa 2.500 chilometri e generato dall'impatto di un meteorite. Ed è stata la sesta volta che la Cina è scesa sul suolo lunare in 17 anni, cioè da quando la sua prima missione Chang'e 1 si è posata sulla Luna nell'ottobre 2007. È anche uno dei cinque Paesi che hanno al loro attivo un allunaggio, dopo Stati Uniti, Russia, India e Giappone. A questi si è aggiunto nel febbraio 2024 il primo lander lanciato da un'azienda privata, l'Odysseus dell'azienda texana Intuitive Machine. La missione Chang'e 6 segna anche una nuova tappa del programma spaziale cinese, che prevede altre due missioni robotiche nel 2026 e nel 2028 .

Già si prepara la Chang’è 7
A permettere le comunicazioni con la Terra per Chang’è 6, è il satellite Queqiao-2, lanciato a marzo 2024, grazie alla sua antenna parabolica dal diametro di 4,2 metri. Sulla Luna si erano posati il lander e il modulo di risalita, mentre l'orbiter e modulo di rientro sono rimasti nell'orbita lunare. Ed è una missione comunque anche internazionale: a bordo vi erano strumenti scientifici forniti da Francia, Svezia, Pakistan e Italia, che con l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ha portato sulla Chang’è 6 un retroriflettore laser passivo chiamato Innri (Instrument for landing-Roving laser Retroreflector Investigations), per controllare il posizionamento della sonda. E intanto, la Chang’è 7 sta per essere preparata per il 2026. Obiettivo: allunare al polo sud lunare. Il programma lunare cinese, anche se a piccoli passi, non si ferma. E l’obiettivo di inviare astronauti resta fissato attorno al 2030.

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